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La crisi demoralizza le imprese giapponesi

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610x.jpgIl morale degli imprenditori giapponesi è crollato in dicembre a causa della crisi mondiale, una perdita di fiducia di stessa ampiezza di quella sopportata a seguito della prima scossa petrolifera del 1973, ha rivelato l’inchiesta “Tankan” della banca del Giappone. La maggior parte delle grandi imprese manifatturiere, le locomotive dell’economia nipponica, vede il futuro prossimo sotto un cielo sgradevole. Il livello d’umore dei grandi industriali è caduto di 21 punti in dicembre, a -24, un livello sconosciuto dall’inizio 2002.

Le pessime cifre annunciate lunedì dalla Banca del Giappone (BoJ) sono perfettamente in linea con le previsioni catastrofiste degli esperti che prevedevano questo quinto crollo di fila. La caduta di 21 punti registrata è inoltre la più importante dal 1974, anno di recessione secondo la prima scossa petrolifera e segnando la fine brutale del lungo periodo detto “di alta crescita” giapponese dal 1955 al 1973.

Si constata che la situazione si è deteriorata molto rapidamente dopo la bancarotta della banca americana Lehman Brothers (il 15 settembre scorso). Gli indici trimestrali “Tankan” (per le diverse categorie e dimensioni di imprese di qualsiasi settore) quantifica, su un grande numero di questioni, la differenza tra la percentuale di società che ritengono che la situazione sia favorevole e coloro che giudicano che non lo è. Un risultato negativo segnala dunque che il numero degli imprenditori ansiosi soppianta quello dei dirigenti fiduciosi. Indipendentemente di dimensioni o settori, l’indice “Tankan” ha perso 10 punti per cadere a -24.

610x.jpgIl crollo è particolarmente severo nel mondo automobile in senso largo, che vede il suo indice cadere di una quarantina di punti e non aveva avuto altrettanti sudori freddi dallo scoppio della bolla finanziaria nippone all’inizio degli anni 1990. Previene se questo settore trainante si guasta, il ristagno rischia di essere lungo anche dopo l’uscita dalla crisi profonda.

Il Giappone, seconda potenza economica del mondo dietro gli Stati Uniti, è ufficialmente entrato in recessione alla fine del terzo trimestre 2008, vittima della rovina finanziaria mondiale, di una domanda esterna in ibernata, di un declino delle spese domestiche nipponiche, di riporti o annullamenti di progetti d’investimento e di un forte aumento della valuta nipponica. Tutti questi fenomeni legati svuotano le casse, divorano i vantaggi e distruggono occupazioni dal momento in cui i banchieri, primi presi nella nasse, diffidano gli uni degli altri e si mostrano schizzinosi con i loro clienti.

Tuttavia, gli investimenti previsti da qui al mese di marzo 2009 saranno ancora relativamente preservati nelle più grandi società (- 0,2% rispetto all’anno precedente), indica l’indagine. Dissecato dagli economisti, il “Tankan” (termine che significa “sensazione a breve termine”) è anche uno dei principali termometri utilizzati dal comitato di politica monetaria della banca del Giappone per prendere le sue decisioni.

Comunque si dovrebbe optare per il statu quo, secondo gli analisti, mantenendo il suo tasso dirigente giorno per giorno al 0,30%, tanto da conservare margini per il seguito, visto che la situazione può ancora peggiorare. Il “Tankan” delle grandi imprese potrebbe infatti affondare più in basso tra tre mesi, a -36 per le grandi imprese manifatturiere e -38 tutte dimensioni e settori raggruppati, secondo le previsioni rivelate dal BoJ.

610x.jpgIn mezzo alla crise anche il marchio Toyota assiste ai primi conti in rosso da quando l’azienda è stata fondata da Kiichiro Toyoda, nell’ormai remoto 1937. L’anno fiscale 2008-2009, che si chiude il prossimo marzo, farà registrare perdite operative per 150 miliardi di yen, circa 1,22 miliardi di euro: una netta inversione rispetto ai profitti di 600 miliardi di yen, già frutto dell’ennesima revisione al ribasso delle stime, di cui il gruppo aveva parlato non più tardi di sei settimane fa. I

l risultato netto resterà positivo di appena 50 miliardi di yen, meno di un decimo rispetto ai 550 miliardi pronosticati solo un mese e mezzo fa e niente al confronto dei 1.720 miliardi dello scorso anno. Molto amare anche le stime di fatturato: i 23 mila miliardi di yen indicati il mese scorso si riveleranno più magri di almeno il 18%, fermandosi a 21 mila 500 miliardi.

Nel fratempo il costruttore automobile Toyota ha annunciato che avrebbe sospeso la costruzione di una nuova fabbrica negli Stati Uniti a causa del declino rapido del mercato. La località in questione si trova nel Mississippi e deve a termine accogliere catene d’assemblaggio dell’automobile ibrida Prius, fino ad oggi costruita soltanto in Giappone. Toyota vi ha già investito 300 milioni di dollari. La costruzione dell’edificio, già completata al 90%, dovrebbe essere condotta a termine, ma il produttore, che dispone già di otto fabbriche negli Stati Uniti, ha previsto di ritardare la sua attrezzatura. Ciò significa che l’inizio della produzione sarà probabilmente rinviato, ha precisato Toyota.

Secondo il Wall Street Journal si tratta del secondo rinvio dell’apertura prevista di questo struttura di produzione. In maggio, Toyota aveva annunciato che aprirebbe soltanto nel maggio 2010, e non fine 2009 come inizialmente previsto. La settimana scorsa, delle informazioni di stampa giapponesi avevano segnalato che il produttore prevedeva forti riduzioni di produzione nel 2009, con circa 8 milioni di veicoli fabbricati invece di circa di 9 milioni.

Scritto: da LuisB

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